GIZA
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NEW DOORS OPEN
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EGYPTOLOGY
IVANO BETTATI
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GIZA REVEALS ITS EVOLVED
GEOMETRY - GIZA PLATEAU PYRAMID COMPLEX NEW MEASUREMENT METHODOLOGY
REVEALS TRUE PYRAMIDS DIMENSIONS - LOCATION - IN UNIQUE CONTEXT WITH
INTERACTION BETWEEN THE 3 PRIMARY ELEMENTS - FOUND THE ORIGINAL
PLANIMETRY - IVANO BETTATI 2021 - 2023 - 2024
Ivano
Bettati Copyright © 2025
Il
deterioramento conseguito ad una millenaria
esposizione agli agenti atmosferici, agli innumerevoli episodi
sismici, ai moti
di subsidenza provocati dalla forza gravitazionale, ma più che
mai alle deturpazioni
perpetrate attraverso interventi umani di rimozione dei massi
costituenti gli
strati esterni
di ognuna di quelle piramidi, fin dai tempi antichi, ne hanno
condizionato
drasticamente
l'aspetto iniziale, e quanto peggio dissipato irrimediabilmente i
punti di riferimento indispensabili a consentire di stabilirne le
originali dimensioni,
(già Amenemhat I, capostipite della XII Dinastia, appena 6
secoli dopo la loro edificazione, utilizza massi
provenienti dalle costruzioni di Khufu e di Khafra a contributo
per la edificazione della propria piramide a el-Lisht).
Ed ora ben 4,5 millenni sono
trascorsi. Le condizioni
climatiche influivano sul contesto ambientale, sugli stili di vita,
sulla
vegetazione ed in particolar modo sulla fluenza ed il
percorso del Nilo, in modo diverso rispetto a come
vediamo oggi quei luoghi. Lo stesso
allineamento dei 3 corpi è stato condizionato da un
apparentemente
ininfluente spostamento stimato intorno ai 97 metri in direzione N-O,
dovuto al
moto perenne delle placche tettoniche, il processo
di precessione ha altresì fatto il suo corso ed il moto
rotatorio ha proseguito la sua quantomeno impercettibile fase di
rallentamento. Non solamente le 3 piramidi si presentano "invecchiate"
quindi, ma l'intero contesto intorno a loro si ritrova oggi nettamente
rivoluzionato.
Nonostante
ciò che rimane di quelle opere maestose abbia indubbiamente
cavalcato tutti quei secoli in modo
più che dignitoso, resta di fatto tuttavia
che le vestigia si
ritrovino al punto da consentire, oggi, nient’altro
che ipotesi in
merito
alle originali fattezze ed alle reali dimensioni, basate essenzialmente
su
valori che, per quanto meticolosamente rilevati, elaborati, controllati
e
perfezionati, ritenuti infine univocamente “attendibili” da parte delle
Autorità
Archeologiche Ufficiali, non possiamo altro che ritenere allo stato
della
realtà, dogmatici, o da interpretare in modo
“approssimativo”,
nella piena consapevolezza di dover considerare per essi margini di
tolleranza
quantomeno rilevanti, se possiamo permetterci di definire in quel modo
i
pochi centimetri o tutt’al più decimetri avanti o indietro in un
contesto di
oltre 680.000 mq, limitati all’area di inclusione dei tre corpi
primari,
escluse
le strutture annesse. Mancano i riferimenti attendibili, attorno
a
quelle costruzioni, per consentire di rilevare
quote esatte, quelle indispensabili a poter stabilire se di un
contesto unico si tratta, costituito da 3 corpi in relazione tra loro,
(e rivelare informazioni), oppure no.
Non
è mia intenzione contestare teorie che hanno
indubbiamente impegnato, spesso duramente, emeriti storici ed
appassionati
evoluti i
quali, mostrando acume ed abnegazione hanno contribuito in modo
encomiabile alla
rivelazione di infiniti aspetti che circondano questo complesso
archeologico,
già da secoli ritenuto di primario interesse globale, in
effetti è solamente
grazie a tutti loro che possiamo ambire ora ad affinare
ulteriormente dettagli
rimasti tanto a lungo in un limbo, quasi come a puntare il dito sulla
nostra rassegnazione
di fronte a quelle lacune apparentemente "impossibili” da
colmare, che però, quasi mai sono
irrimediabilmente tali, come ci hanno saputo dimostrare ognuno
di quei sommi predecessori, senza esclusione di quelli contemporanei
tutt'oggi all'opera tra quei resti, i quali tutti indistintamente hanno
saputo insegnare
a mai indugiare sulla
perseveranza delle proprie convinzioni.
Mancano
i riferimenti essenziali lungo i bordi di quelle
piramidi, niente
più sopralluoghi col metro in mano pertanto,
da parte mia, che non saprei certo fare meglio di quanto già stato
fatto, e nemmeno intendo
affidarmi alle più sofisticate tecnologie di misurazione come le
strumentazioni
di rilevamento a Scansione Laser, al Lidar, oppure alla Fotogrammetria,
che in
pratica riporta in seguito a processi di fusione di innumerevoli
istantanee ed
alla rispettiva conversione in mesh DTM (modelli digitali di
elevazione), ad un
panorama tridimensionale digitalizzato estremamente versatile da
contemplare,
offrendo prospettive multifocali, punti di vista illimitati fino a
quelli impossibili nella
realtà, come
la visione simulata dal sottosuolo, comparare parti, entrare, uscire,
attraversare
ambienti e vedere attraverso elementi solidi opachi mediante una
versatile
gestione della trasparenza, offrire infine una estrema
affidabilità
nelle
quotature in tempo reale. Cionondimeno i grafici 3D restituiscono ciò
che in ogni modo è un modello digitalizzato complesso e
dettagliato di quello
che a tutti
gli effetti è il contesto nello stato in cui si trova, senza
nulla aggiungere
potenzialmente a ciò che sono le reali vestigia affette dal decadimento
e dalle
loro deturpazioni. Una insostituibile fonte di dati preziosi per
l'archeologia, risparmio di tempo e perfezione nei dettagli,
archiviazione dei dati, controlli periodici dell'andamento di
erosione o successivo ad eventi tellurici, ecc., ma, in
definitiva,
in questo particolare caso specifico, una copia
fedele di ciò che è lo “stato attuale” oltremodo li da contemplare,
tanto fedele quanto privo anch'esso di quei punti
di riferimento andati perduti attorno a quelle piramidi,
indispensabili a poter
stabilire
le esatte quote originali.
Indagini in loco, mappe topografiche, aeree, satellitari, immagini
HD da droni a bassa quota, elaborazioni PS per la enfatizzazione di
minuscoli dettagli, e l’applicativo
di disegno tecnico AutoCad, la mia
trentennale attrezzatura primaria di lavoro, (ma prima ancora era stato
il
tecnigrafo), che non tollera
approssimazioni, ma soprattutto
io non concedo tolleranze, qui. Ed è qui che i pochi centimetri avanti
o indietro
fanno una netta
differenza tra la possibilità di avvalorare in modo
inconfutabile una teoria o confutarne categoricamente la eventualità,
lasciando
in questo caso invariate quelle che sono tutt’ora ritenute solo
“ipotesi umilmente accettate”, al vaglio di perenni
dibattiti inevitabilmente volti ad interrogativi imperniati su
palesi
dogmatismi. Per
cui niente approssimazioni, niente “quasi” né “più
o meno”, e neppure gli invitanti “entro i limiti di 0,0001”, ma
solamente tolleranze
0, impostate nel settaggio dell’applicativo di disegno tecnico per
eccellenza, onde evitare un convoglio di zeri oltre la virgola, a
0.0000 m (al
decimo di
millimetro). Rimettere tutti i tasselli in ordine, in totale assenza di
approssimazioni, come esige AutoCad, ma soprattutto come esigo io,
nel caso in cui si riveli attuabile la mia metodologia
alternativa, con il rischio sempre in agguato di dover bandire le
ricerche e cestinare intere cartelle-dati, (anni di indagini).
Dunque
la identificazione di un progetto iniziale, quello originale,
qualora ne fosse stato mai concepito uno in
contemplazione di un unico contesto, configurato in attinenza a
determinate interazioni tra i 3
elementi primari attraverso specifici criteri matemateci e geometrici.
Quello mi ha coinvolto
in una prolungata, minuziosa e spesso complicata
ricerca
all’insegna di nuove metodologie di misurazione, in grado di
consentire,
(ridotto in termini
estremamente concisi), la
individuazione di
quei 3 punti essenziali, affidabili, i
3 “Capi della Matassa”,
da
cui poter "tendere 2
corde", (tracciare almeno 2 segmenti), disposti lungo lo
stesso asse, ritenuti tuttavia approssimativi, di
ampiezza tale da consentire, in seguito alla conversione in cubiti
interi, (con scarti estremamente più irrisori di quanto
auspicato, compresi tra lo
0,01 e lo 0,03%),
una eventuale suddivisione in "gruppi di cubiti a numero
intero" comuni ad
entrambi, un Massimo
Comune Divisore, (rivelando
un coefficente largamente superiore a quanto auspicato), che si potesse
peraltro
distribuire uniformemente, in assenza di approssimazioni, (e qui
ribadisco la concisione dei termini), lungo tutto
l'asse perpendicolare. Identificare i parametri di configurazione
implicati in quella ipotetica griglia
MCD originaria lungo
i cui segmenti avrebbero dovuto appoggiarsi i bordi
perimetrali degli elementi (le piattaforme), in totale assenza di tolleranze,
di discrepanze dimensionali e/o decentramenti in seguito alle
innumerevoli
verifiche attuate in sovrapposizione comparativa. Risalire per gradi
dai Capi della Matassa all’intero contesto con la consapevolezza che ad
ogni nuovo passo aggiunto tutto
avrebbe potuto rendersi vano, la intera ricerca andare
all'aria, imponendo l'abbandono qualora i 3
corpi fossero stati concepiti autonomamente, con
parametri propri, indipendenti tra loro ed in assenza di correlazioni
reciproche,
(la incognita alla quale già lo stesso
Petrie accenna "...forse
concepito in
un contesto unico con
interazioni tra i corpi...").
Se possiamo ora abbandonare tutti i dogmatismi finora attribuiti alla
geometria del Complesso Piramidale di Giza, ed affidarci nelle future
ricerche a
dati concreti, esatti, significa che --------------- non solo
possiamo affermare che in
un
corpo unico è stato configurato il complesso di Giza, ma che le
interazioni tra i corpi si moltiplicano, multiformi, e le
innumerevoli informazioni
che racchiudono, vagliate per ora solo sommariamente, spaziano
tra i vari ambiti disciplinari di ordine scientifico, pratico,
religioso tanto da
poter riempire interi
volumi didattici, fornire valori definitivamente attestati e
dare forma a spunti oltremodo attendibili sulla
individuazione di nuovi
punti di interesse archeologico attraverso le mappe topografiche
tracciate in attinenza ai nuovi parametri matematici.
Ivano
Bettati Copyright © 2025